Ogni giorno, nella nostra quotidianità, ci capita di sperimentare una certa dose di ansia, uno stato d’animo che ci accompagna in numerosi avvenimenti della nostra vita: un esame all’università, un colloquio di lavoro, un cambiamento, l’attesa di una telefonata o di un appuntamento. Ed è proprio l’ansia, che mostrandosi come carica psicologica e organica, ci permette di affrontare le sfide di ogni giorno con la grinta necessaria alla loro risoluzione. È una tensione positiva, creativa, che attiva l’organismo dandogli la giusta tensione, preparandolo al lavoro e migliorando la qualità della sua vita. La produzione e il rilascio di ormoni, come l’adrenalina, affinano le nostre capacità di attenzione, di concentrazione, di apprendimento e di memoria. Quest’emozione, con il suo significato protettivo e finalizzato alla sopravvivenza, ha un forte valore adattivo, ci permette di distinguere una situazione pericolosa e così di affrontarla.
Quando allora l’ansia si trasforma da alleata per il successo a un’incontrollabile nemica? Da carica vincente a indomabile e pericolosa avversaria? Da uno strumento utile a uno spietato carcerario che rende la nostra vita molto difficile?
Quando l’ansia supera una certa soglia, quando diventa troppa, essa può portare a compromettere significativamente la qualità della nostra vita. L’emozione diventa così intensa, ricorrente e persistente; non è proporzionale alla situazione che la provoca o si realizza in assenza di un reale pericolo. Ciò che distingue quindi un’ansia fisiologica, normale esperienza di ognuno di noi, da un’ansia disfunzionale è l’intensità, la durata e la frequenza della stessa.
E allora l’ansia ci fa sentire deboli e dipendenti dagli altri, ci logora internamente manifestandosi come un forte disagio interiore accompagnato dalla sensazione di non poterlo controllare e gestire, ci ostacola nel condurre la nostra vita limitando le nostre attività quotidiane o rendendole estremamente faticose. Quando l’ansia supera un certo livello, disperde troppe energie e porta ad un disagio insopportabile.
ANSIA O PAURA?
L’ansia è uno stato molto simile alla paura, quest’ultima però è una tensione apprensiva che nasce da una minaccia o da un pericolo chiaro e concreto, solitamente esterno a noi, e ben individuabile. Come ad esempio l’avere di fronte un individuo armato e minaccioso o l’essere coinvolto in un incidente. L’ansia, invece, è definita come uno stato di tensione, apprensione o disagio che nasce dalla percezione soggettiva di un pericolo interno (come un pensiero) o esterno in genere poco definito e chiaro.
ATTACCHI DI PANICO
Una delle forme più devastanti dell’ansia è rappresentata dall’attacco di panico, un’ansia acuta, di breve durata, ma estremamente violenta e totalizzante, legata alla chiara e nitida sensazione di morire e di perdere il controllo. Il disturbo di panico, caratterizzato da ricorrenti attacchi di panico, si sta diffondendo ampiamente, si presenta più spesso nelle donne e inizia con maggior frequenza tra i 18 e i 35 anni. 1 persona su 5 soffre di attacchi di panico. Nonostante la sua comparsa sia più facile nei periodi in cui si è accumulato dello stress, il primo attacco di panico irrompe nella quotidianità della persona in maniera improvvisa e inaspettata, cogliendo di sorpresa come un fulmine a ciel sereno.
Tale esperienza ansiosa dà luogo a reazioni somatiche, psichiche e comportamentali: paura di morire o di impazzire, paura di perdere il controllo, depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi, sentirsi strani o irreali), derealizzazione (sensazione di irrealtà, il mondo è percepito come strano o irreale), palpitazioni, tachicardia, dolore o peso al petto, vertigini o senso di sbandamento, aumento della sudorazione, nausea o disturbi addominali, brividi o vampate di calore, dispnea o sensazione di soffocamento, tremori fini o grandi scosse, parestesie (sensazione di torpore o di formicolio).
LE CONSEGUENZE DEGLI AP
Il vivere momenti così angoscianti, soprattutto se si ripetono in maniera caotica e variabile, portano a complicazioni che hanno un effetto critico sulla vita della persona.
Anche dopo un solo attacco di panico, si può avere un intenso terrore di subirne un altro, ma anche di ritrovarsi nel luogo in cui esso si è verificato o nel compiere quell’azione che si stava facendo nel momento dell’attacco. L’esperienza ansiosa è stata così devastante che quelle azioni (come guidare) o quei luoghi (come l’ascensore) sono vissuti come pericolosi e possibili cause di un nuovo attacco. E’ frequente infatti imputare l’attacco di panico non all’ansia di per sé, ma al luogo in cui ci si trovava o all’azione che si stava compiendo. La paura del luogo, o dell’azione e il fare di tutto per evitarli può portare a comportamenti fobici (timore sproporzionato di un oggetto ben preciso).
Molto frequente è anche il timore di sfigurare nei confronti degli altri, spesso si prova un grande imbarazzo nel mostrare il proprio disagio, e si può vivere con grande terrore la possibilità di sentirsi male proprio in contesti sociali. Questo può portare la persona ad evitare situazioni sociali, favorendo l’isolamento.
Quindi il timore che le crisi d’ansia possano ripetersi, porta la persona a convivere con uno stato d’allerta persistente, che si traduce nella cosiddetta ansia anticipatoria, responsabile di numerose condotte di evitamento. Queste limitazioni nella vita quotidiana, possono portare a una sensazione di impotenza e di forte tristezza, subentra scoraggiamento e vengono meno gli interessi e i desideri. Convinta di non avere via d’uscita, considerando il suo problema come irrisolvibile, il rischio è che subentri un sentimento depressivo e di impotenza.
TRATTAMENTO
La vita a cui siamo abituati, ci porta ad essere veloci, efficienti e performanti; e nella sua frenesia e caoticità può essere molto difficile mantenere il contatto con il nostro mondo interiore ed affrontare piccoli o grandi problemi emotivi. Con un Attacco di Panico il nostro corpo ci manda un forte segnale, ci costringe a fermarci, ci obbliga a guardare e ad ascoltare la nostra vita emotiva.
Il trattamento dell’ansia, in un ottica pluralistica integrata, ha come obiettivo l’accompagnare la persona in un percorso di scoperta di sé, di consapevolezza e di cambiamento, ascoltando e comprendendo il messaggio che il nostro corpo ci sta comunicando con tutta la sua forza e irruenza. La persona viene aiutata a individuare e a modificare pensieri, sentimenti e comportamenti disfunzionali, sostituendoli con altri più adattivi e soddisfacenti. In un percorso personalizzato e co-costruito ci si muove alla ricerca delle cause che stanno alla base delle manifestazioni ansiose, con l’obiettivo di migliorare la capacità di ascoltare, accettare, e tollerare il proprio mondo emotivo, scendendo dal ring su cui spesso si sale per combattere la propria ansia, e che dà luogo a una lotta estenuante, dolorosa e che alimenta il problema.
Dott.ssa Manuela Marangio